Origine della vite e del vino in Sardegna.

Sono molti i vitigni sardi, che per dei pregiudizi culturali, sono stati ritenuti d'origine esterna, come il bovale sardo o muristellu, il cui DNA è molto simile a quello dei vinaccioli carbonizzati ritrovati nel grande complesso del nuraghe Arrubiu di Orroli (NU) dall'archeologo Mario Sanges.
Fino a qualche anno fa, diversi studiosi ritenevano che l'arrivo della vite e del vino in Sardegna risalisse al periodo iniziale della colonizzazione fenicia (IX-VIII sec. a.C.), ma le recenti campagne di scavo coordinate dal dottor Sanges, in cui si sono utilizzati i più moderni sistemi di indagine archeologica e minuziose analisi scientifiche, hanno consentito di datare la presenza della vite e del vino in Sardegna alla fine dell'Età del Bronzo Medio (XV sec. a.C.).
La Sardegna è da ritenersi uno dei centri di domesticazione secondaria della vite selvatica (Vitis Vinifera spp.silvestris). Infatti, studiosi delle due Università Milanesi e dell'AGRIS, dopo aver censito e campionato, in diverse località sarde, numerosi individui di vite selvatica, raggruppati in popolazioni di oltre 15 - 20 esemplari, hanno evidenziato un rapporto di parentela genetica tra questi individui e alcuni vitigni sardi.

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